mercoledì 28 febbraio 2018

Il giusto tempo per la scrittura: Slow-writing

Esco ogni mattina intorno alle 8:20 per andare in ufficio. Rientro a casa, se tutto va bene, alle 18:40.

Dal lunedì al venerdì.

Tra cena, preparazione del pranzo per il giorno seguente e fisiologico riposo, il tempo per scrivere è risicato.

Da qualche settimana, ho fatto una scelta abbastanza ostica per me: tagliare e rimandare un bel po’ di progetti. Non ce la facevo a stare dietro a tutto, per cui mi son detto “meglio pochi ma buoni”.

Per la scrittura ci vuole il giusto tempo. La vena creativa che ti prende, si impossessa di te e ti fa sfornare il capolavoro credo sia una cazzata.
Oppure, e la cosa non mi stupirebbe affatto, ce l’hanno solo pochi miracolati.

Noi umili mortali, come per ogni lavoro e ogni disciplina, dobbiamo studiare, seguire le regole, gli schemi collaudati dei grandi maestri.

Dopo la grande intuizione, l’idea geniale, il colpo di scena che tanto ci è piaciuto, c’è tutto il resto. La costruzione del mondo narrativo, la profondità dei personaggi, il realismo dei dialoghi e un milione di altre cose.

Per tutto questo c’è bisogno di tempo, del giusto tempo.

mercoledì 21 febbraio 2018

Si può vivere di scrittura?

Sì, io lo faccio.

Sono uno scrittore? No, affatto.

Aspiro a diventarlo? Ogni fottutissimo giorno.

Di scrittori “classici”, ovvero coloro che vivono scrivendo storie per un medium esclusivo (sia esso il libro, il fumetto o l’audiovisivo) in Italia, e nel mondo, ce ne sono pochi.
La ragione principale è molto banale: sono in pochi a vendere così tanto da giustificare uno stipendio regolare.

Lo scrittore “non esclusivo” non è un eccezione, ma la regola.

Come dicevo all’inizio, io vivo di scrittura. Nel mio lavoro principale la scrittura ha un ruolo primario e di questo sono contento perché conosco e amo tutte le sfumature dello scrivere.

Mi piacerebbe, però, definirmi uno scrittore. Cosa che, allo stato attuale, non sono.

Vivo di scrittura, ma non scrivendo storie.

Ecco, l’obiettivo è ribaltare, nei prossimi anni, quest’ultima frase.

mercoledì 14 febbraio 2018

Il piacere di scrivere

Per me scrivere è, prima di tutto, un piacere.
Poi diventa un bisogno, perché quando una cosa ti fa stare bene, senti la necessità di farla.

Scrivere storie a fumetti è un’aspirazione, un sogno. Come tutti i sogni, il rischio che diventi un incubo è dietro l’angolo.

Per fortuna e purtroppo, infatti, scrivere storie di professione non è un diritto, ma un privilegio. Per questo motivo, se da un lato è giusto e sacrosanto provarci fino allo sfinimento, sbattere la faccia davanti ad un incalcolabile numero di “no”, arriverà il momento in cui prendere coscienza di ciò che si è.

Qui, in questo preciso momento, il sogno rischia di fagocitare ogni cosa e trasformarsi in un incubo.

L’unico modo che ho trovato sinora per uscire dall’incubo, è quello di tornare alle origini, alla ragione primaria per la quale scrivo.

Al primo rigo di questo post.

mercoledì 7 febbraio 2018

Cos'è il blocco dello scrittore?

Il blocco dello scrittore non esiste.

“Gli scrittori scrivono tutto il giorno. È ok, non è da tutti. Ma se ti ritieni uno scrittore, muovi il culo e torna a lavoro”.

Parole di Brian M. Bendis, sceneggiatore, tra gli altri, di Daredevil, Jessica Jones e dei Vendicatori.

Ha ragione, ha dannatamente ragione. 

Se non scrivi è perché non vuoi scrivere. Quella cazzo di pagina bianca, infatti, può essere sempre riempita.

Il mio problema, che spesso riconduco al fantomatico "blocco dello scrittore", è quella cazzo di ossessione verso la supposta perfezione.

"No, non va bene"

"Fa cagare"

"Cazzate, cazzate e ancora cazzate"


Basta.

Ho deciso di tornare all’origine di tutto. Voglio e devo scrivere per il solo piacere di farlo, perché ne ho bisogno.

Perché mi fa stare bene.

Un unico, semplice, imperativo per uscire dal blocco dello scrittore.



martedì 31 gennaio 2017

La brillante dialettica di Gasparri su Twitter

Maurizio Gasparri su Twitter non è nuovo a magre figure.
Più di due mesi fa anche io ho avuto l'onore di essere bannato dall'ex Ministro della Comunicazione, che dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere la persona adatta per ricoprire quel ruolo ad interim, data la sua vasta competenza in maniera (Attenzione: l'ultima frase contiene sarcasmo).

Tutto nasce dal fatto che l'onorevole soffre della sindrome del tuttologo, pare convinto di dover dire la sua su ogni argomento.
Quando si tratta di prodotti culturali, in particolare di quelli seriali, però, la cosa mi tocca da vicino.
Gasparri ha reputato fondamentale, infatti, fare un'interrogazione parlamentare sul fatto che Rocco Schiavone, personaggio nato dalla penna di Antonio Manzini ed interpretato sul piccolo schermo da Marco Giallini, si faccia le canne e dica parolacce.

Dopo aver letto la notizia, vado sul profilo del senatore e mi imbatto in un suo motivato, competente e attento giudizio su un'altra fiction italiana: The Young Pope.
Questo il prezioso contributo dell'illuminato senatore:



Dato l'altissimo livello di analisi effettuata da Gasparri, la mia reazione è spontanea.


A questo punto accade l'inaspettato, il rispettabile membro di Forza Italia mi risponde! 

p.s. Ho utilizzato la parola "membro" in automatico. Volendo può riportare al membro maschile e sottintendere che Gasparri sia una testa di cazzo. Non l'ho detto io, eh!





12 parole per smontare tutto ciò che ho studiato in 5 anni (e più, perché su certi temi l'aggiornamento è necessariamente continuo) di università.
1) Gasparri dice la verità. Non si discute, non c'è possibilità. Lui è il custode dell'unica Verità.
2) "Avrai tu il problema di farti notare". Com'era? "Specchio riflesso, culo nel cesso!". Piuttosto che rispondere sul merito, mi rinfaccia la stessa cosa. 
3) "#nullità". Non è tanto il fatto che mi abbia dato della nullità, perché come gli ho scritto per me è un complimento detto da lui, la cosa che mi lascia perplesso è l'utilizzo dell'hashtag. Perché? Si parlava di altro. È evidente che l'onorevole non sappia cosa siano e come si utilizzino gli hashtag, basta dare un'occhiata alla prima immagine caricata su questo pezzo o a uno qualsiasi dei suoi tweet. Se vi va (io non posso), consigliategli la mia guida al corretto utilizzo degli hashtag.
4) Andiamo sul contenuto. Gasparri ha serie difficoltà a distinguere tra fiction e realtà. A quando un'interrogazione parlamentare sul fatto che, in alcuni cartoni animati film, gli animali parlano?
5) Da un ex Ministro della Comunicazione, mi aspetto un certo livello di discussione, il Nostro, invece, termina così:


E mi blocca. Ennesima offesa personale e chiusura totale del discorso. 

Applausi.



giovedì 3 dicembre 2015

gliAngoli - antologia di follia a fumetti



Fa un certo effetto, ogni volta.

Quella che vedete è la pagina dei crediti de "La Sconosciuta", la mia storia pubblicata nel volume "gliAngoli - antologia di follia a fumetti". 
Ai disegni, Federico "Peteliko" Pugliese, che ha fatto davvero un ottimo lavoro.

Sono stato coinvolto nel progetto per caso, un messaggio privato su Facebook ricevuto per sbaglio e poi l'invito: "vuoi partecipare?". 
Ovvio che sì, quando si tratta di scrivere non ragiono e mi butto quasi ovunque.

Salgo a bordo (è proprio il caso di dirlo) del progetto: l'autoproduzione di un volume antologico a tema "Bla Bla Car"; ovvero il viaggio, in auto, con sconosciuti. 
Buffo pensare come fino a dieci anni fa il consiglio primario delle mamme era "non dare retta agli sconosciuti", dove con quel "dare retta" si intendeva, nella maggior parte dei casi, "non accettare nulla da loro" e "non salire in macchina con loro". 

Oggi, invece, mandiamo i nostri soldi a sconosciuti in giro per il mondo, saliamo in macchina con perfetti estranei e coltiviamo amicizie a distanza con gente che non vedremo mai. Il tutto, basandoci sulla rete sociale che, da buona società in rete, lascia tracce, feedback, a nostro uso e consumo.

Ecco, appunto, il feedback. Tenetelo a mente mentre leggete "La Sconosciuta". 

Per acquistare il volume, nel quale oltre alla mia robetta scribacchiata ci sono altre 5 storie fighissime, chiedete a me o mandate un messaggio alla pagina Facebook del progetto.

giovedì 21 maggio 2015

È tutto un crowdfunding

Mai come negli ultimi mesi, la mia bacheca Facebook è invasa da progetti di crowdfunding. Inizialmente ero scettico in proposito. O meglio, pensavo che determinate iniziative potessero avere un senso solo con una solida base di fan su cui contare.

Esattamente ciò che avvenne per Veronica Mars.

Lo credo ancora e, da quello che ho potuto vedere, c'è effettivamente bisogno di uno "zoccolo duro" di sostenitori affinché il progetto sia finanziato.

Quello che ho notato, e che in sostanza mi ha spinto a scrivere questo post, è che le campagne di crowdfunding sono diventate, in molti casi, uno strumento di comunicazione.

Prendiamo cinque casi che sto seguendo.


Death or Alex - MadforComix



Nel mio periodo di collaborazione con maniComix, prima incarnazione di MadforComix, ho assistito ad alcune fasi di lavorazione di Death or Alex, quella che, di fatto, è la loro serie di punta.

Si tratta di una storia di fantascienza davvero interessante, realizzata da un team di autori emergenti (o meglio, emergenti erano quando hanno iniziato a lavorarci, ora qualcuno è venuto fuori bene) che merita di vedere la luce, anche solo per l'idea alla base e per il comparto grafico altissimo livello.

Se a questo ci aggiungiamo che, per quanto mi riguarda, tutto ciò che porta alla realizzazione di un fumetto, a maggior ragione se questo è fuori dai circuiti del mainstream, merita di vedere la luce allora l'unica cosa sensata che potreste fare in questo momento è cliccare qui e sostenere la campagna.

Death or Alex è un progetto abbastanza "classico" di crowdfunding; autori emergenti riuniti intorno ad un'idea chiedono un finanziamento al pubblico in cambio del prodotto finito + bonus di vario genere.

Per ovvie ragioni, in questo caso manca una fan-base e la cosa si sente.


In bici senza sella



Con "In Bici Senza Sella" si passa al cinema.
"Sette episodi della durata variabile (dai 10 ai 15 minuti) diretti da 8 Registi e scritti da 12 Autori, per descrivere la situazione del precariato con toni da commedia grottesca e surreale".

Come per Death or Alex, siamo nel circuito degli indipendenti, manca una base fan importante ma, attraverso un'ottima comunicazione, il coinvolgimento di partner interessati e un prodotto "divisibile" (alcuni episodi sono stati girati e usati come pilota) sono riusciti a supplire a questa mancanza. Ora ci sono quasi


Atomico



ATOMICO è "un'etichetta di fumetti indipendenti totalmente finanziata dai lettori che potranno sostenere attraverso Indiegogo". I fondatori del progetto sono due nomi di un certo peso del panorama fumettistico italiano come Matteo Casali e Tuono Pettinato; ai quali vanno ad aggiungersi Cristian Canifaglia e Michele Bertilorenzi, che si sono fatti le ossa, in Italia, in collettivi come Crazy Camper e Damage Comix; Daniele Orlandini e Claudia Palescandolo all'esordio sul mercato del nostro Paese (la Palescandolo ha lavorato come colorista negli States) e, infine, Alessandro Apreda, meglio noto come il Doc Manhattan grazie all'omonimo blog.

La fan-base di Atomico è molto vasta; basta leggere in nomi coinvolti per rendersene conto. Il primo progetto, Rim City, ha raggiunto e superato l'obiettivo. Attualmente è in corso la campagna per Quebrada e, successivamente, partirà quella per Zeroi.

L'idea è quella si strutturare intorno al crowdfunding una vera e propria etichetta editoriale, quindi già siamo su un altro piano rispetto ad una campagna singola che nasce e muore nell'arco di 30-40 giorni.
Per ora sta funzionando, la vera sfida arriverà quando proporranno una storia realizzata interamente da esordienti o autori semi-sconosciuti. Inoltre, non so quanto può pagare, sul lungo periodo, l'acquisto quasi "a scatola chiusa" da parte del pubblico.



Double Shot




Dopo alcuni anni di inattività, la Double Shot ha deciso di rilanciarsi e per farlo ha deciso di utilizzare il crowdfunding. Contrariamente ai progetti precedenti, non c'è un prodotto da realizzare, per questo le ricompense altro non sono che i fumetti del vecchio catalogo. Una sorta di liquidazione.

La campagna, in questo caso, sta funzionando molto bene come strategia comunicativa. L'aspetto della "corsa contro il tempo" consente di concentrare tutti gli sforzi in un periodo ben delimitato di tempo e, soprattutto, mostra in concreto all'utente che ha fatto la sua parte, facendolo sentire membro di una community.


Waaw - 7 artisti per un sogno




Il progetto vede protagonisti sette artisti che si recheranno in Senegal e Gambia per colorare con murales e disegni le scuole materne gestite dalla Onlus “Energia per i Diritti Umani”.
L'idea alla base è quella di sensibilizzare, attraverso l'arte, l’importanza dell’istruzione come strumento di cambiamento, di emancipazione e di superamento delle difficoltà.

Essendo una campagna realizzata con la collaborazione di una onlus, un'organizzazione abituata alla raccolta fondi, vale il discorso fatto per la Double Shot. Si tratta di un crowdfunding utilizzato per migliorare la propria comunicazione e creare engagement. Tuttavia, più di cento giorni per raggiungere l'obiettivo sono decisamente troppi, il rischio di perdere l'effetto "corsa contro il tempo" è altissimo.



p.s. Sì, c'è anche Bruti. Dopo quanto detto mi pare superfluo soffermarmi su una campagna che raccoglie quasi l'intero budget in un paio di giorni. Potenza di una superstar del fumetto come Gipi.