Esco ogni mattina intorno alle 8:20 per andare in ufficio. Rientro a casa, se tutto va bene, alle 18:40.
Dal lunedì al venerdì.
Tra cena, preparazione del pranzo per il giorno seguente e fisiologico riposo, il tempo per scrivere è risicato.
Da qualche settimana, ho fatto una scelta abbastanza ostica per me: tagliare e rimandare un bel po’ di progetti. Non ce la facevo a stare dietro a tutto, per cui mi son detto “meglio pochi ma buoni”.
Per la scrittura ci vuole il giusto tempo. La vena creativa che ti prende, si impossessa di te e ti fa sfornare il capolavoro credo sia una cazzata.
Oppure, e la cosa non mi stupirebbe affatto, ce l’hanno solo pochi miracolati.
Noi umili mortali, come per ogni lavoro e ogni disciplina, dobbiamo studiare, seguire le regole, gli schemi collaudati dei grandi maestri.
Dopo la grande intuizione, l’idea geniale, il colpo di scena che tanto ci è piaciuto, c’è tutto il resto. La costruzione del mondo narrativo, la profondità dei personaggi, il realismo dei dialoghi e un milione di altre cose.
Per tutto questo c’è bisogno di tempo, del giusto tempo.
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