lunedì 21 maggio 2018

Oltre il limite

Facendo un conto per sommi capi, direi che ogni mese ho a disposizione 52 ore da dedicare alla scrittura. Considerando una giornata lavorativa di 8 ore, ogni mio mese da sceneggiatore corrisponde, a stento, a una settimana di lavoro.

Anche per queste ragioni, avevo deciso di limitare la mole di lavoro, ridurre il carico. Dovevo dedicarmi a poche storie, dando il massimo per queste.

Ci sto riuscendo?

Sì e no, ma forse più no.

Un po’ perché fare storie non è come servire ai tavoli di un ristorante, non si tratta di un lavoro dove è possibile “spegnere il cervello” e andare con il pilota automatico. O meglio, se è possibile, io non ho ancora trovato il modo di farlo.

Un po’ perché anche se una storia è accantonata, continuo a pensarci, a fare ipotesi, a cercare soluzioni narrative. In pratica, a lavorarci.

La motivazione principale, però, temo sia un’altra: la voglia di spingermi sempre al limite e tentare di superarlo, ponendo il limite ancora più in là.

Ho sempre portato avanti, con orgoglio, la passione per la narrazione in parallelo ai miei studi universitari prima e ai lavori nel mondo della comunicazione poi.

Tornare a casa dopo una conferenza stampa e mettermi al lavoro su una sceneggiatura, magari facendo le ore piccole, mi faceva stare bene.

E mi fa stare bene tuttora (si ok, mi fa anche incazzare).

Il punto è che si tratta di una cosa alla quale tengo parecchio, quindi cercherò sempre di infilarla nella mia vita e di infilarcene quanta più possibile.

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