Visualizzazione post con etichetta Comunicazione. Mostra tutti i post
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mercoledì 28 marzo 2018

Quindi, alla fine, con questo blog che ci faccio?

Diversi anni fa passai un periodo non particolarmente facile.
Chiacchierando con un amico, mi consigliò di provare a dedicare del tempo a ciò che mi faceva stare bene in quel momento: scrivere.

Seguii il suggerimento e, data la mia ossessione per quaderni e bloc-notes, destinai un piccolo quaderno a questa specifica attività.
Lo portavo sempre con me, era il mio “quaderno terapeutico”, la mia via di fuga dalla realtà, la mia seconda stella a destra.

Ecco, Pagina Bianca sta assumendo, in qualche modo, lo stesso ruolo di quel quaderno.

Sono in blog-terapia.

mercoledì 21 marzo 2018

Blogging: seguire o no le best practices?

Una delle best practices da seguire nella gestione di un blog è quella di dedicarsi ad uno specifico argomento.

Ecco, non lo farò con Pagina Bianca.

Da anni soffro di una schizofrenia professionale: sono laureato in comunicazione ma ho una formazione anche in scrittura creativa (sia autodidatta che certificata).

Pertanto, visto che non parlo di cose che non conosco, il blog dovrebbe essere relativo a uno di questi due aspetti.

Però a fare così il serioso rischio di annoiarmi. Anzi, già mi sono annoiato.

Probabilmente ho annoiato anche te.

Quindi per oggi la chiudo qui.


Alla prossima.



Scusa.


mercoledì 14 marzo 2018

Meglio il Blog o la Pagina Facebook?

Come accennavo in precedenza, dipende dalle esigenze.

Si tratta di due strumenti diversi, pertanto diversi sono anche gli usi.

Per spiegare la differenza tra i due ambienti, ho trovato una metafora abbastanza efficace:

- Facebook è una piazza pubblica. Puoi affacciarti dal balcone e guardare ciò che fanno gli altri, parlare con il tuo vicino o esporre ciò che vuoi.
- Il Blog è il salone di casa: chi ti conosce può venire a trovarti, sa dove accomodarsi, dove poggiare il bicchiere, dove cercare il telecomando. 


La metafora fotografa il presente, è efficace per spiegare quello che Blog e Facebook sono oggi, nel 2018. Essendo il web 2.0 materia alquanto liquida, è tutto in continua evoluzione.

Seguendo la metafora, è evidente come il pubblico che prendi in piazza (mediamente numeroso) è differente da quello che ti viene a trovare in casa (più esiguo, ma più attento a ciò che hai da dire).

Quindi, se la tua esigenza è quella di parlare a più persone possibile, meglio la Pagina Facebook, se hai intenzione di creare uno zoccolo duro di lettori, allora vira sul blog.

mercoledì 7 marzo 2018

Ha senso aprire un blog?

Sì.

E qui potrei fermarmi, però il post di questa settimana sarebbe davvero troppo corto.

I blog altro non sono che uno dei tanti strumenti comunicativi a disposizione di questi tempi. Pertanto, nonostante il boom delle piattaforme di blogging sia ampiamente passato, ha comunque senso avere un blog nel 2018.

Perché, e questa è storia, l’arrivo di un nuovo medium non sostituisce il vecchio, ma lo affianca, spesso facendolo mutare più o meno profondamente, nel sistema mediale.

Essendo il blog uno strumento, varia a seconda dell’utilizzo che se ne fa.

Quando ho deciso di riprendere in mano Pagina Bianca, ad esempio, l’ho fatto soprattutto per un motivo: darmi delle scadenze per scrivere con una certa regolarità.

Avrei potuto optare anche per un social network, ma se lo avessi fatto i post si sarebbero persi nel flusso e non sarebbero stati facilmente consultabili.

Avevo bisogno di un archivio pubblico di ciò che scrivo, per misurare la mia costanza e, in alcuni casi, rileggere quanto scritto.

martedì 31 gennaio 2017

La brillante dialettica di Gasparri su Twitter

Maurizio Gasparri su Twitter non è nuovo a magre figure.
Più di due mesi fa anche io ho avuto l'onore di essere bannato dall'ex Ministro della Comunicazione, che dimostra ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, di essere la persona adatta per ricoprire quel ruolo ad interim, data la sua vasta competenza in maniera (Attenzione: l'ultima frase contiene sarcasmo).

Tutto nasce dal fatto che l'onorevole soffre della sindrome del tuttologo, pare convinto di dover dire la sua su ogni argomento.
Quando si tratta di prodotti culturali, in particolare di quelli seriali, però, la cosa mi tocca da vicino.
Gasparri ha reputato fondamentale, infatti, fare un'interrogazione parlamentare sul fatto che Rocco Schiavone, personaggio nato dalla penna di Antonio Manzini ed interpretato sul piccolo schermo da Marco Giallini, si faccia le canne e dica parolacce.

Dopo aver letto la notizia, vado sul profilo del senatore e mi imbatto in un suo motivato, competente e attento giudizio su un'altra fiction italiana: The Young Pope.
Questo il prezioso contributo dell'illuminato senatore:



Dato l'altissimo livello di analisi effettuata da Gasparri, la mia reazione è spontanea.


A questo punto accade l'inaspettato, il rispettabile membro di Forza Italia mi risponde! 

p.s. Ho utilizzato la parola "membro" in automatico. Volendo può riportare al membro maschile e sottintendere che Gasparri sia una testa di cazzo. Non l'ho detto io, eh!





12 parole per smontare tutto ciò che ho studiato in 5 anni (e più, perché su certi temi l'aggiornamento è necessariamente continuo) di università.
1) Gasparri dice la verità. Non si discute, non c'è possibilità. Lui è il custode dell'unica Verità.
2) "Avrai tu il problema di farti notare". Com'era? "Specchio riflesso, culo nel cesso!". Piuttosto che rispondere sul merito, mi rinfaccia la stessa cosa. 
3) "#nullità". Non è tanto il fatto che mi abbia dato della nullità, perché come gli ho scritto per me è un complimento detto da lui, la cosa che mi lascia perplesso è l'utilizzo dell'hashtag. Perché? Si parlava di altro. È evidente che l'onorevole non sappia cosa siano e come si utilizzino gli hashtag, basta dare un'occhiata alla prima immagine caricata su questo pezzo o a uno qualsiasi dei suoi tweet. Se vi va (io non posso), consigliategli la mia guida al corretto utilizzo degli hashtag.
4) Andiamo sul contenuto. Gasparri ha serie difficoltà a distinguere tra fiction e realtà. A quando un'interrogazione parlamentare sul fatto che, in alcuni cartoni animati film, gli animali parlano?
5) Da un ex Ministro della Comunicazione, mi aspetto un certo livello di discussione, il Nostro, invece, termina così:


E mi blocca. Ennesima offesa personale e chiusura totale del discorso. 

Applausi.



giovedì 21 maggio 2015

È tutto un crowdfunding

Mai come negli ultimi mesi, la mia bacheca Facebook è invasa da progetti di crowdfunding. Inizialmente ero scettico in proposito. O meglio, pensavo che determinate iniziative potessero avere un senso solo con una solida base di fan su cui contare.

Esattamente ciò che avvenne per Veronica Mars.

Lo credo ancora e, da quello che ho potuto vedere, c'è effettivamente bisogno di uno "zoccolo duro" di sostenitori affinché il progetto sia finanziato.

Quello che ho notato, e che in sostanza mi ha spinto a scrivere questo post, è che le campagne di crowdfunding sono diventate, in molti casi, uno strumento di comunicazione.

Prendiamo cinque casi che sto seguendo.


Death or Alex - MadforComix



Nel mio periodo di collaborazione con maniComix, prima incarnazione di MadforComix, ho assistito ad alcune fasi di lavorazione di Death or Alex, quella che, di fatto, è la loro serie di punta.

Si tratta di una storia di fantascienza davvero interessante, realizzata da un team di autori emergenti (o meglio, emergenti erano quando hanno iniziato a lavorarci, ora qualcuno è venuto fuori bene) che merita di vedere la luce, anche solo per l'idea alla base e per il comparto grafico altissimo livello.

Se a questo ci aggiungiamo che, per quanto mi riguarda, tutto ciò che porta alla realizzazione di un fumetto, a maggior ragione se questo è fuori dai circuiti del mainstream, merita di vedere la luce allora l'unica cosa sensata che potreste fare in questo momento è cliccare qui e sostenere la campagna.

Death or Alex è un progetto abbastanza "classico" di crowdfunding; autori emergenti riuniti intorno ad un'idea chiedono un finanziamento al pubblico in cambio del prodotto finito + bonus di vario genere.

Per ovvie ragioni, in questo caso manca una fan-base e la cosa si sente.


In bici senza sella



Con "In Bici Senza Sella" si passa al cinema.
"Sette episodi della durata variabile (dai 10 ai 15 minuti) diretti da 8 Registi e scritti da 12 Autori, per descrivere la situazione del precariato con toni da commedia grottesca e surreale".

Come per Death or Alex, siamo nel circuito degli indipendenti, manca una base fan importante ma, attraverso un'ottima comunicazione, il coinvolgimento di partner interessati e un prodotto "divisibile" (alcuni episodi sono stati girati e usati come pilota) sono riusciti a supplire a questa mancanza. Ora ci sono quasi


Atomico



ATOMICO è "un'etichetta di fumetti indipendenti totalmente finanziata dai lettori che potranno sostenere attraverso Indiegogo". I fondatori del progetto sono due nomi di un certo peso del panorama fumettistico italiano come Matteo Casali e Tuono Pettinato; ai quali vanno ad aggiungersi Cristian Canifaglia e Michele Bertilorenzi, che si sono fatti le ossa, in Italia, in collettivi come Crazy Camper e Damage Comix; Daniele Orlandini e Claudia Palescandolo all'esordio sul mercato del nostro Paese (la Palescandolo ha lavorato come colorista negli States) e, infine, Alessandro Apreda, meglio noto come il Doc Manhattan grazie all'omonimo blog.

La fan-base di Atomico è molto vasta; basta leggere in nomi coinvolti per rendersene conto. Il primo progetto, Rim City, ha raggiunto e superato l'obiettivo. Attualmente è in corso la campagna per Quebrada e, successivamente, partirà quella per Zeroi.

L'idea è quella si strutturare intorno al crowdfunding una vera e propria etichetta editoriale, quindi già siamo su un altro piano rispetto ad una campagna singola che nasce e muore nell'arco di 30-40 giorni.
Per ora sta funzionando, la vera sfida arriverà quando proporranno una storia realizzata interamente da esordienti o autori semi-sconosciuti. Inoltre, non so quanto può pagare, sul lungo periodo, l'acquisto quasi "a scatola chiusa" da parte del pubblico.



Double Shot




Dopo alcuni anni di inattività, la Double Shot ha deciso di rilanciarsi e per farlo ha deciso di utilizzare il crowdfunding. Contrariamente ai progetti precedenti, non c'è un prodotto da realizzare, per questo le ricompense altro non sono che i fumetti del vecchio catalogo. Una sorta di liquidazione.

La campagna, in questo caso, sta funzionando molto bene come strategia comunicativa. L'aspetto della "corsa contro il tempo" consente di concentrare tutti gli sforzi in un periodo ben delimitato di tempo e, soprattutto, mostra in concreto all'utente che ha fatto la sua parte, facendolo sentire membro di una community.


Waaw - 7 artisti per un sogno




Il progetto vede protagonisti sette artisti che si recheranno in Senegal e Gambia per colorare con murales e disegni le scuole materne gestite dalla Onlus “Energia per i Diritti Umani”.
L'idea alla base è quella di sensibilizzare, attraverso l'arte, l’importanza dell’istruzione come strumento di cambiamento, di emancipazione e di superamento delle difficoltà.

Essendo una campagna realizzata con la collaborazione di una onlus, un'organizzazione abituata alla raccolta fondi, vale il discorso fatto per la Double Shot. Si tratta di un crowdfunding utilizzato per migliorare la propria comunicazione e creare engagement. Tuttavia, più di cento giorni per raggiungere l'obiettivo sono decisamente troppi, il rischio di perdere l'effetto "corsa contro il tempo" è altissimo.



p.s. Sì, c'è anche Bruti. Dopo quanto detto mi pare superfluo soffermarmi su una campagna che raccoglie quasi l'intero budget in un paio di giorni. Potenza di una superstar del fumetto come Gipi.

lunedì 20 ottobre 2014

"Be Social" e la sua copertura mediale

La prima parte del contest "In Love with my Robot" di Verticalismi si è conclusa.

Qui, infatti, si trova la classifica popolare. "Be Social" realizzato da me, Iacopo e Marco è arrivato secondo con 302 voti. Davvero niente male, nonostante il distacco abissale dall'ottimo "Cuore Sintetico" di Aldo Zucaro e Irene Andrea Di Donato (ben 549 voti).

La giuria di qualità, che è quella più importante, si pronuncerà non prima di Lucca, quindi c'è ancora tempo. 

Vorrei però spendere due parole, ancora, su "Be Social"

Questa storia ha avuto una copertura mediale importante. Tra interviste e articoli, sei testate giornalistiche hanno parlato del fumetto, nello specifico, quattro testate abruzzesi e due siti di comunicazione e nuove tecnologie.

Bene, dietro tutto questo c'è stato un bel lavoro di ufficio stampa, sia classico che 2.0.

Non si è trattato di un invio massivo di mail nelle quali c'era scritto quanto fosse figo il fumetto, ma di cercare, leggere e selezionare un numero di portali potenzialmente interessati alla cosa e confezionare la notizia per il sito specifico. Ci sono state mail, messaggi e chiamate per parlare della cosa, per "sondare il terreno". Ha funzionato, anche abbastanza bene. 

Posso essere soddisfatto?